Daniel Kehlmann, „Tyll“ (2017)
"und: „Tyll ist gekommen!“, rief es wieder an der Straße und: „Tyll ist hier!“ aus den Fenstern und: „Der Tyll ist da!“ vom Kirchplatz, auf den nun sein Wagen rollte. Er ließ die Peitsche knallen und stand auf.
Blitzschnell wurde der Wagen zur Bühne. Die zwei Frauen falteten das Zelt, die junge band ihre Haare zu einem Knoten, setzte ein Krönchen auf, warf sich ein Stück Purpurstoff um, die alte stellte sich vor den Wagen, erhob die Stimmen und begann einen Leiergesang. Ihr Dialekt. Ihr Dialekt klang nach dem Süden, nach den großen Städten Bayerns, und war nicht leicht zu verstehen, aber wir bekamen doch mit, dass es um eine Frau und einen Mann ging, die einander liebten und nicht zueinanderkonnten, weil ein Gewässer sie trennte. Tyll Ulenspiegel nahm ein blaues Tuch, kniete sich hin, schleuderte es, eine Seite festhaltend, von sich, sodass es sich knatternd entrollte; er zog es zurück und schleuderte es wieder weg, zog es zurück, schleuderte es, und wie er auf der einen und die Frau auf der anderen Seite kniete und das Blau zwischen Ihnen wogte, schien da wirklich Wasser zu sein, und die Wellen gingen derart wild auf und nieder, als könnte kein Schiff sie befahren.
Als die Frau sich aufrichtete und mit schreckensstarrem Gesicht auf die Wogen sah, bemerkten wir mit einem Mal, wie schön sie war. Während sie da stand und die Arme zum Himmel streckte, gehörte sie plötzlich nicht mehr hierher, und keiner von uns vermochte den Blick von ihr zu wenden. Nur aus dem Augenwinkel sahen wir ihren Geliebten springen und tanzen und fuhrwerken und sein Schwert schwingen und mit Drachen und Feinden und Hexen und bösen Königen kämpfen, auf dem schweren Weg zu ihr.
Das Stück dauerte bis in den Nachmittag. Aber obgleich wir wussten, dass den Kühen die Euter schmerzten, wurde keiner von uns ungeduldig. Die Alte trug Stunde um Stunde vor. Es schien unmöglich, dass jemand sich so viele Verse merken konnte, und einigen von uns kam der Verdacht, dass sie beim Singen erfand. Tyll Ulenspiegels Körper war unterdessen nie in Ruhe, seine Sohlen schienen kaum den Boden zu berühren; wann immer unsere Blicke ihn fanden, war er schon wieder anderswo auf der kleinen Bühne. Am Ende gab es ein Missverständnis: Die schöne Frau hatte sich Gift verschafft, um sich tot zu stellen, und nicht den bösen Vormund heiraten zu müssen, aber die alles erklärende Botschaft an ihren Geliebten war auf dem Weg zu ihm verlorengegangen, und als er, der wahre Bräutigam, der Freund ihrer Seele, zu guter Letzt bei ihrem reglosen Leib ankam, traf ihn der Schreck wie ein Blitzschlag. Eine lange Zeit stand er wie erfroren. Die alte verstummte. Wir hörten den Wind und die nach uns muhenden Kühe. Keiner atmete.“
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e puoi: „Tyll è venuto! si ascoltava di nuovo per le strada e puoi „Ecco Tyll!“ dalle finestre e „Tyll è qui!“ dalla piazza della chiesa dove arrivava (era arrivata?) la loro carretta. Colpì/(aveva colpito?) con la frusta e si alzò.
La carretta si trasformó velocissimo in un palcoscenico (teatro?). Le due donne montarono la tenda/piegarono la tenda. La donna giovane si legò i capelli in una crocchia e si mese una corona piccola e si coprì con un pezzo di stoffa porpora, la donna vecchia si collocò in fronte alla carretta, alzò la voce e cominiciò a cantare/recitare/raccontare una storia accompagnandosi con la lira.
Il suo dialetto si sentva dal sud, come quello delle gran città bavarese e non se capiva facilmente. pero noi abbiamo capito che la storia trattava/ trattasse di una donna e di un uomo che si amavano e non riuscivano a riunirsi perché erano separati per l’acqua/gli separava l’acqua. Tyll Ulenspiegel prese un panno azzurro, si inginocchiò tenendolo preso di un lato e lo sbatteva in fronte a se lasciandolo srollare da un colpo facendo rumore /scrociando fortemente poi lo tirava da se e lo sbatteva di nuovo lo tirava e lo sbatteva e lui inginocchiato da un lato e la donna dall’ altro e la stoffa azzurra ondeggiava/dondolava tra loro, pareva da vero di essere l’acqua. E le onde sbattevano tan fortemente su e giù che pareva che nessuna nave potesse navigarle.
Da quel momento in che la donna si è alzata e rimase spaventata irrigidita mirando l’acqua ci accorgemmo di subito (ci eravamo di subito accorti?) della sua bellezza. Mentre lei tirava le braccia su già non apparteneva più a questo mondo e nessuno riusciva a lasciare di mirarla. Solo con la coda dell’occhio vedemmo (vedevamo?) a suo amato saltare ballare, guidare la carretta e dondolare la spada e lottare con il drago, nemici, streghe e con i re malvagi sul duro cammino a lei.
Lo spettacolo è durato fino al pomeriggio. Pero anche se sapevamo che alle mucche dolevano le mammelle nessuno di noi è diventato impaziente (ci era impazientato?). La donna vecchia presentò ora dopo ora sua canzone. Apareva impossibile che qualcuno potesse ricordare tanti versi, e alcuni di noi sospettavano che li componeva cantando. Il corpo di Tyll Ulenspiegel non era nel frattempo mai a riposo. Le sue scarpe apparevano non toccare mai il pavimento sempre che nostre mirate lo incontravano si era già spostato altrove sullo piccolo scenario/sul palcoscenico. Alla fine c’era una equivoco: la donna bella si aveva procurato veleno per non dovere sposare al guardiano cattivo, ma il messaggio per il suo amante si era perso in cammino a lui, e quando lui, il vero fidanzato/sposo, suo amico del alma era arrivato era stato (fu stato?) folminato dello spavento. Per lungo era stato (era rimasto?) in piedi come congelato. La donna vecchia era taciuta. Noi sentivamo il vento e alle mucche che muggevano per noi. Nessuno respirava.